La rivoluzione interna a Forza Italia fa vittime illustri come Licia Ronzulli e mette in seria difficoltà Matteo Salvini
Quante volte abbiamo dato per morto Silvio Berlusconi, politicamente parlando? Innumerevoli, per poi incassare altrettante smentite. Dalla nascita di Forza Italia a oggi è passato attraverso ogni sorta di disavventura, politica e giudiziaria, ma si è sempre rimesso in piedi. La corposa riorganizzazione dei quadri del partito, che ne ha ridisegnato anche il posizionamento politico, è l’ennesima prova del fatto che il caimano non ha perso la capacità di mordere.
Il meno stupito della longevità di Berlusconi è Berlusconi medesimo, il quale, sotto sotto, ha davvero preso per buona la promessa di Don Verzè, che gli aveva prospettato di fargli raggiungere i 120 anni d’età. E nemmeno il fatto che lo stesso fondatore del San Raffaele non sia andato oltre i 90 è bastato a scalfire l’intima granitica convinzione dell’aspirante superuomo.
Si spiega così anche il fatto che Sua Emittenza non si sia mai preoccupato di allevare un erede in grado di raccogliere la sua eredità politica: non lo ha mai ritenuto veramente necessario. E anche quando le sue scelte sono state comprensibilmente condivise col cerchio magico (la non-moglie Marta Fascina, il fido Antonio Tajani e la figlia Marina), lui si è affrettato a rivendicare la guida politica di Forza Italia con un’intervista al Corriere della Sera talmente subitanea da confermare in pieno quello che voleva smentire: apres moi le deluge.
A 86 anni (peraltro vissuti con un’intensità che fiaccherebbe un giovanotto) Mr B segna l’ennesimo gol, degno dei migliori attaccanti che ha acquistato nel suo storico ciclo alla guida del Milan. Con lo scarso consenso che ha, Forza Italia non poteva ambire ad alcunché di meglio: la mossa del cavallo che ha ricucito il rapporto con Fratelli d’Italia era il massimo risultato raggiungibile. Forse, anche qualcosa di più.
C’è chi ha provato a spiegarla politicamente: col PD che si è spostato a sinistra e il Terzo Polo che ha buone chance di fallire in culla, i forzisti si riposizionano al centro della coalizione, archiviando definitivamente il progetto di federazione con la Lega.
Sono più numerosi coloro che hanno letto la svolta come parte di un’intesa che porterà Berlusconi a svolgere un ruolo chiave nella tornata di nomine che sta solleticando gli appetiti di mezza Italia (l’altra metà vorrebbe, ma non può).
Da qualunque parte la si guardi, è lampante che Berlusconi e i suoi hanno trovato un accordo con Giorgia Meloni, compiendo una straordinaria inversione a U rispetto al famoso numero del Silvio ribelle che compilava la lista dei difetti della perfida leader.
Altrettanto radicale è stato il ribaltone che ha visto l’ala governista rimpiazzare la fazione dei falchi, guidata da Licia Ronzulli. Da infermiera a plenipotenziaria, per poi venire “sacrificata” sull’altare del supremo interesse di partito. È la politica, bellezza.
Ora per la senatrice arriva il momento delle scelte, che non saranno facili. Renzi l’ha già corteggiata, ma i sondaggi rendono l’idea poco seducente. Il feeling con l’altro Matteo, Salvini, è molto più antico e solido, ma se c’è uno che è stato messo nell’angolo dal guizzo berlusconiano è proprio il vicepremier leghista.
L’ennesima zampata del vecchio leone che, proprio mentre scriviamo, entra per l’ennesima volta al San Raffaele per dei controlli medici. L’etá è quella che è, la salute pure, ma nella sua manica c’è sempre nascosto almeno un asso.